Chuck Norris riscrive la storia.
Sempre in cerca di un motivo per far deflagrare la sua violenza innata per una qualsivoglia vendetta privata, stavolta il rude Chuck mira al bersaglio grosso e ci propone una rilettura assolutamente geniale di uno degli eventi più noti della Guerra Fredda: lo sbarco nella Baia dei Porci. Ma in questo caso sono i Cubani a sbarcare…sì, avete capito bene! Un manipolo di raccattati, guidati da un fuoriuscito psicotico del KGB, organizza un piano semplice ma geniale: sbarcare sulle spiagge della Florida e decimare la popolazione travestiti da poliziotti, con l’obiettivo di scatenare una rivolta sociale che annienti il gigante capitalista.
L’esercito americano ha un’unica speranza per salvare la patria e quella speranza, manco a dirlo, è Chuck Norris.
Il nostre eroe, che ovviamente ha già un conto in sospeso con il malvagio sovietico, viene dunque ripescato nella sua sudicissima stamberga nel bel mezzo delle paludi della Florida e convinto ad occuparsi degli invasori comunisti. Scampato ad un attentato che gli disintegra la casupola, al termine del quale ci teniamo a segnalare che sopravvive anche il suo puzzolente armadillo domestico, Chuck senza battere ciglio si mette all’inseguimento dei ridicoli soldati cubani, che nel frattempo stanno seminando il panico in tutta la nazione.
Questa pellicola rappresenta indiscutibilmente l’apoteosi dell’intera filmografia norrissiana e se ne ha la certezza fin dall’epica scena dello sbarco: inseguimenti, macchine sfasciate, assedi, pedate in faccia, bazookate e sentenze teatralissime non danno tregua allo spettatore, che verrà coinvolto in questa spirale di violenza fino alla celebrazione finale della vittoria delle forze del bene.
Molte sono le scene da ricordare: oltre al già citato sbarco con le jeep, che fa registrare anche la ridicola morte di una coppietta intenta in effusioni, la distruzione casa per casa di un tranquillo quartiere residenziale, mentre le ignare famiglie sono impegnate ad addobbare gli alberi di Natale, il tragicomico attacco al centro commerciale, ed
il catartico finale, nel quale dopo un lungo testa a testa Chuck annienterà il russo sparandogli col bazooka da tre metri di distanza.
Per la delizia dei suoi fan, il nostro Chuck si esibisce in tutte le migliori acrobazie del suo repertorio e sfoggia l’invidiabile abilità di poter comparire sempre alle spalle dei suoi avversari,
inoltre terrorizza continuamente il povero russo, che addirittura se lo sogna la notte, ripetendo la frase tormentone:”Rostov, è tempo di morire!”.
Ma è proprio di Rostov la battuta più riuscita della pellicola: individuata una famigliola che sta beatamente addobbando l’albero di Natale,
si fa passare un bazooka e prima di far esplodere il corpo mortale se ne esce con un impagabile: “Ho sempre odiato questi simboli borghesi!”.
Invasion USA è sicuramente il titolo da consigliare a chi volesse accostarsi da neofita alla parabola artistica di un uomo oggi tristemente noto come Walker Texas Ranger, l’unico in grado di mettere d’accordo gli amanti del Chuck action hero ed i cultori del b-movie come esperienza socio-culturale prima che punitiva.