Harry rimase inginocchiato di fianco a Piton, continuando a guardarlo, finché, improvvisamente, una stentorea e fredda voce cominciò a parlare così vicino a lui che Harry saltò in piedi, l’ampolla saldamente stretta in mano, convinto che Voldemort fosse rientrato nella stanza.
La voce di Voldemort risuonava da muri e pavimento e Harry realizzò che stava parlando all’intera Hogwarts ed all’area circostante, che tutti gli abitanti di Hogsmeade, così come coloro che stavano ancora combattendo nel castello, potevano udirlo chiaramente come se lui fosse lì, accanto a loro, con il respiro sul collo in un sussurro di morte.
“Avete combattuto,” disse la roboante e gelida voce, “in modo valoroso. Lord Voldemort sa apprezzare il coraggio.”
“Avete subito pesanti perdite. Se continuerete a resistermi, morirete tutti, uno per uno. Non voglio che accada: oggi goccia di sangue magico che viene versata è una perdita e uno spreco.
“Lord Voldemort è misericordioso. Ordinerò ai miei uomini di ritirarsi immediatamente.
“Vi concedo un’ora: seppellite i vostri morti con la dovuta dignità e soccorrete i feriti.
“Ed ora, Harry Potter, io parto direttamente a te. Hai permesso che i tuoi amici morissero, piuttosto che affrontarmi personalmente. Ti aspetterò per un’ora nella Foresta Proibita. Se, allo scader del tempo,non sarai venuto da me, per arrenderti, allora la battaglia ricomincerà. Questa vota, scenderò io stesso nella mischia, Harry Potter, ti troverò e punirò ogni singolo uomo, donna o bambino che ha tentato di proteggerti. Un’ora.
Ron e Hermione scrollarono freneticamente la testa guardandolo.
“Non ascoltarlo,” esclamò Ron.
“Andrà tutto bene,” esagerò Hermione. “Torniamo... torniamo al castello: se è andato nella Foresta dobbiamo pensare ad un nuovo piano…”
Lanciò un’occhiata al corpo di Piton, quindi si affrettò verso la galleria. Ron la seguì. Harry raccolse il Mantello dell’Invisibilità, quindi guardò di nuovo verso Piton. Non sapeva che cosa provava, eccetto lo shock per il modo in cui Piton era stato ucciso, e la ragione per cui Voldemort l’aveva fatto…
Avanzarono lungo la galleria, in silenzio, e Harry si chiese se anche Ron e Hermione, proprio come lui, continuavano a sentire Voldemort risuonare nelle loro teste.
Hai lasciato che i tuoi amici morissero per te, piuttosto di affrontarmi. Aspetterò ancora per un’ora nella Foresta Proibita…un’ora…
Piccoli cumoli sembravano ricoprire il prato davanti al castello. Poteva mancare un’ora o poco più all’alba, eppure era buio pesto. Corsero tutti e tre verso i gradini di pietra. Un zoccolo, della dimensione di una piccola barca a remi, giaceva abbandonato davanti a loro. Non c’erano altri segni di Grop o dei suoi assalitori.
Il castello era immerso in un silenzio innaturale. Non c’era più getti di luce, ora, nessuno scoppio o urla o colpi. I lastroni di pietra del pavimento della Sala d’Ingresso, completamente deserta, erano macchiati di sangue. Gli smeraldi erano ancora sparpagliati per ogni dove sul pavimento, insieme a frammenti di marmo e schegge di legno. Pezzi della ringhiera erano volati via.
“Dove sono tutti?” mormorò Hermione.
Ron li precedette verso la SalaGrande. Harry si fermò all’ingresso.
I tavoli delle case erano scomparsi e la stanza era stipata di persone. I sopravvissuti erano in piedi, in gruppi, abbracciati fra loro. I feriti, sistemati su una piattaforma sopraelevata, venivano assistiti da Madama Chips con un gruppo di aiutanti. Fiorenzo era tra i feriti: perdeva sangue da un fianco e tremava per terra, incapace di fermarsi.
I morti era disposti lungo una linea al centro della sala. Harry non riuscì a vedere il corpo di fred perché la sua famiglia lo circondava. George era inginocchiato vicino alla sua testa; la Signora Weasley giaceva tremate sul petto di Fred ed il Signor Weasley le acarezzava i capelli mentre le lacrime gli rigavano le guance.
Senza dire una parola, Ron e Hermione si allontanarono da Harry. Lui vide Hermione avvicinarsi a Ginny, il cui viso era gonfio e ricoperto di macchie, ed abbracciarla. Ron raggiunse Bill, Fleur e Percy, che gli pose un braccio attorno alle spalle. Mentre Ginny e Hermione si avvicinavano al resto della famiglia, Harry ebbe la visuale libera sui corpi che giacevano di fianco a Fred: Remus e Tonks, pallidi ed immobili, sereni a vederli: sembravano dormire sotto lo scuro cielo incantato.
La Sala Grande sembrò svanire, diventare più piccola, restringersi, mentre Harry barcollava all’indietro, allontanandosi dal vano della porta. Non poteva respirare. Non riusciva a sopportare l’idea di guardare gli altri corpi, di scoprire chi altro era morto per lui. Non poteva tollerare di raggiungere i Weasley, di guardarli negli occhi quando, se si fosse arreso in primo luogo, Fred sarebbe potuto non essere mai morto…
Si volse e corse sulla scala di marmo. Lupin, Tonks… agognava di non provare sentimenti… desiderava potersi strappare via il cuore, le viscere, qualsiasi cosa che stava urlando dentro di lui…
Il castello era completamente vuoto; sembrava che anche i fantasmi si fossero uniti a quelli che piangevano i loro morti in Sala grande. Harry corse senza fermarsi, stringendo l’ampolla di cristallo con gli ultimi pensieri di Piton, e non rallentò finché raggiunse il gargoyle di pietra che sorvegliava l’ufficio del Preside.
“Parola d’ordine?”
“Silente!” esclamò Harry senza pensare, perché era lui che desiderava strenuamente vedere e, con sua somma sorpresa, il gargoyle scivolò di lato, rivelando le scale a spirale.
Ma quando Harry irruppe nell’ufficio circolare, trovò un cambiamento. I ritratti che pendevano lungo le pareti erano vuoti. Non un singolo Preside era rimasto nella cornice: tutti, così sembrava, si erano volatilizzati, passando attraverso gli altri ritratti che ricoprivano le pareti del castello, per poter avere una chiara visione di quello che stava accadendo.