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Re: Che fine ha fatto mauro repetto?
Mauro Repetto lavora a Disneyland Paris, all'inizio nei panni di Pippo dopodiche viene declassato anche li e diviene l'Orso Baloo.
Sotto la maschera, i suoi balletti convulsi diventano finalmente apprezzati e divertenti. La palestra lo rende troppo muscoloso e presto anche i panni del cagnone disneyano gli vanno stretti. Oggi, Mauro impersona l’orso Baloo. Mille flash lo fotografano ma in pochi sanno che, sotto quell’ingombrante costume, c’é un uomo coraggioso. Il “biondino” che, per inseguire un sogno, ha rinunciato a soldi e fama.
http://repetto.web.googlepages.com/repetto%27sbiography
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Spammer di mediocre esperienza
Re: Che fine ha fatto mauro repetto?
MAURO REPETTO/Zucchero Filato Nero
I lettori più avveduti si chiederanno: perché una recensione di un disco già uscito da un bel po'‚ e da un bel po'‚ finito nei cassettoni di plastica delle occasioni a prezzo stracciato negli ipermercati? La risposta è semplice, ci sono delle volte in cui un uomo sente il dovere morale impellente di mettere una pezza alle altrui malefatte, così come Nanni Moretti si vergogna di vivere in un paese guidato da un lestofante io mi vergogno di vivere in un paese che ha dimenticato, sfottuto, deriso in maniera snob e superficiale un disco come questo. Lo dico subito: raramente negli ultimi anni un disco mi aveva emozionato come questo "zucchero filato nero". Repetto nella memoria di noi trentenni del cazzo è semplicemente il biondino che si dimenava metronomico dietro alle spalle dell’esordiente Max Pezzali/883. Poi un giorno un amico attento ti masterizza il suo cd d’esordio solista e tu capisci subito di trovarti davanti ad una piccola, preziosa perla. E’ facile per me pensare a Truffaut, al suo continuo, disperato tentativo di raccontarsi, mistificarsi, nascondersi, esaltarsi attraverso il suo cinema, con malinconia e pudore. Si possono scrivere canzoni per provocare, punire, spingere alla rivolta ma raramente succede di imbattersi in un così commovente tentativo di mettersi autenticamente a nudo. Repetto avrebbe potuto facilmente scimmiottare Pezzali ed invece inanella una sequenza di 12 canzoni confuse, allucinate, che girano come vortici intorno alle proprie ossessioni, forse nella speranza di esorcizzarle o semplicemente di comunicarle. Figa, frustrazione, scazzo giovanile, genuine turbe psichiche. Chi avrà la bontà di procurarsi questo disco avrà l’occasione di commuoversi davanti alla dolcezza di Brandi’s Smile, una sorta di felliniano 8 e mezzo: un’occasione fallita, un film mai girato, un uomo inghiottito dalla sua avventura americana, un corpo sognato e mai stretto. Il mio attento amico mi aveva parlato di una versione barrettiana degli 883 e cazzo se aveva ragione! Ascoltate "Un grande si" o "Voglia di cosce e di sigarette", inni sbagliati, sbilenchi, ubriachi, un uomo solo con la sua chitarra incerta e ancora ossessioni: figa, figa, figa, corpi che sfuggono, amarezza, assoluta mancanza di misura e senso del pudore. Mauro Repetto è definitivamente l’uomo nero, una macchia di unto impossibile da lavare nella storia della discografia italiana degli anni 90. Un corpo troppo fragile per reggere il peso del successo. E’ come se i miti della gioventù, le troppe musiche digerite esplodessero e si disponessero su un tavolo: un cavolo di puzzle con un pezzo in meno. Nessuna ironia su questo disco, ti viene da ridere ma ti passa subito la voglia: Cronenberg al cinema, Mauro Repetto nello stereo di casa.
Fanfarello
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