Che ce frega de Mass Effect noi c’avemo The Witcher
Il mercato natalizio vede ormai da anni l’anticipo dell’uscita dei giochi migliori nel periodo che va da settembre a novembre, con paradossalmente pochi titoli rilasciati nel corso del’ultimo mese dell’anno, durante il quale le software house preferiscono raccogliere i frutti delle proprie fatiche piuttosto che sparare le proprie cartucce, anticipate quindi rispetto al passato. Anche le piattaforme, indirettamente o meno, si danno battaglia per cercare di tenere quanto più possibile stretti a sé i propri aficionados sempre più a colpi di esclusiva: se gli utenti Xbox 360 sono costretti ad attendere un mese per l’uscita di Mass Effect, in condizioni migliori si trovano quelli PC, la cui potenziale killer application arriva proprio in questi giorni nei negozi, vale a dire quel The Witcher tanto atteso e desiderato da rischiare paradossalmente di generare attorno a sé troppo hype, con tutto ciò che nel bene o nel male ne può conseguire.
Delle origini letterarie di questo titolo si è parlato ampiamente durante le occasioni che abbiamo avuto nei mesi scorsi di assaggiare piccole porzioni del gioco: chi bada dritto al sodo sappia che The Witcher altro non è che una serie di libri scritta da un autore polacco, Andrzej Sapkowski, e tradotta praticamente in tutta Europa, eccetto quasi solo il nostro Paese, dove quindi Geralt, il protagonista della storia, arriva nei panni di un perfetto sconosciuto.
RPG, hack’n’slash o adventure?
A un osservatore superficiale The Witcher potrebbe sembrare uno dei classici RPG con meccaniche di gioco in stile picchia-completa quest-picchia, cosa che il titolo sviluppato da CDProjekt non è: per fare in modo che il giocatore mantenga l’attenzione anche nei momenti in cui tipicamente viene meno la concentrazione, il team polacco ha ben pensato di introdurre all’interno dei combattimenti un sistema di combo, grazie al quale è possibile ottenere delle mosse tanto spettacolari quanto nocive per i nemici, togliendo loro la possibilità di fronteggiare con efficacia gli attacchi di Geralt. Le animazioni, disponibili in gran quantità, vengono attivate premendo il tasto sinistro del mouse al momento giusto, cioè quando il cursore stesso su schermo si colora di giallo. A completare il quadro del combattimento corpo a corpo ci sono le mosse finali, con cui ovviamente il giocatore può finire l’avversario; ma le battaglie melee in The Witcher si compongono anche d’altro: vi è, infatti, una differenziazione tra spade di ferro e d’argento, da utilizzare a seconda del nemico che ci si trova ad affrontare (tipicamente ad esempio un vampiro andrà affrontato con l’arma d’argento) e tale diversità va a ripercuotersi anche sul sistema di talenti, di cui parleremo più avanti. Particolarmente utili durante il gioco risultano gli stili di combattimento introdotti da CDProjekt per permettere al giocatore di affrontare tutte le situazioni: tramite la rapida pressione di un tasto è possibile attivare una delle 3 modalità a disposizione, vale a dire forte, rapido e di gruppo, per affrontare rispettivamente nemici potenti, agili e risolvere mischie contro più avversari.
Segni, pozioni e talenti
Da buoni organismi geneticamente modificati, i Witcher sono in grado di utilizzare la magia a proprio piacimento, manipolati quelli che all’interno del gioco vengono chiamati segni, all’interno dei quali troviamo Aard (un potere telecinetico in grado di buttare a terra i nemici e rompere barriere), Quen (barriera di protezione), Yrden (una sorta di “tagliola magica”), Igni (utilizzo del fuoco) e Axii, una specie di manipolazione della forza utilizzata dai cavalieri Jedi in Star Wars per persuadere altre persone. Dato che nessun Witcher nasce con la scienza infusa, men che meno Geralt che si ritrova senza un briciolo di memoria, i segni andranno imparati e potenziati con l’andare avanti all’interno del gioco, utilizzando i Luoghi di Potere che si incontreranno via via, e utilizzando con sapienza i talenti. E’ giunto dunque il momento di analizzare quello che è il sistema di crescita del personaggio all’interno del gioco, sviluppato attraverso un totale di 10 livelli e l’utilizzo di 3 tipi di punti bonus da spendere all’interno dell’albero delle abilità, vale a dire bronzo, argento e oro. Inizialmente abbiamo a disposizione solo i primi, per poi avere la possibilità di usare anche gli altri con l’andare avanti all’interno dell’avventura: tramite un sistema che ricorda abbastanza da vicino quello visto in World of WarCraft avremo sostanzialmente dei punti da spendere negli alberi relativi sia agli attributi di Geralt (forza, destrezza, vigore e intelligenza), sia al potenziamento dei segni imparati e all’abilità in combattimento coi 2 tipi di spada. Il tutto si traduce in una maggior immediatezza rispetto alla classica distribuzione di punti tra attributi vari, lasciando allo stesso tempo al giocatore pieno spazio decisionale sull’orientamento da dare al personaggio.
Come in ogni RPG che si rispetti, anche in questo caso l’utilizzo della magia non è gratuito, in quanto va a intaccare una delle 3 barre presenti su schermo e relative, oltre alla resistenza, anche alla vitalità e al grado di tossicità presente nel corpo del Witcher: se sulla vitalità non c’è praticamente nulla da dire in quanto facilmente si può immaginare di cosa si tratti, il livello d’avvelenamento è invece meritevole d’attenzione, in quanto il suo crescere è determinato dalla quantità d’uso che si fa delle pozioni, che quindi costituiscono da un lato un validissimo alleato per ottenere bonus particolari come la rigenerazione accelerata di vitalità e resistenza, ma dall’altro vanno utilizzate con estrema cautela in quanto potrebbero causare in Geralt l’effetto contrario. Volendo, è anche possibile crearsi da sé le proprie pozioni, collezionando ricette alchemiche e raccogliendo gli ingredienti in giro per il mondo, sia sui nemici sconfitti, sia prendendo erbe, di cui però è necessario conoscere le caratteristiche grazie a dei libri ottenibili durante lo svolgimento del gioco.