La Digos "ferma" l'uscita delle ronde nere
I militanti missini rifiutano di farsi portare in Questura e si rifugiano nello studio del loro avvocato
di Franco Vanni
La prima passeggiata delle ronde nere a Milano è durata dieci secondi. Tanto è bastato agli agenti della Digos per fermare i cinque militanti del nuovo Msi che in divisa color cachi in stile fascista volevano fare una “passeggiata dimostrativa” attorno al palazzo di via San Barnaba dove avevano tenuto una conferenza stampa.
Gli agenti in borghese hanno avvicinato i missini appena usciti dal portone, poco dopo le 19, chiedendo «di seguirli per accertamenti». Loro hanno ripiegato nello studio di avvocati Tucci Caselli, che aveva ospitato la conferenza, rifiutandosi di andare in questura. Mentre la funzionaria di polizia ripeteva che «le ronde ora sono regolate dalla legge», la presidentessa del partito Maria Antonietta Cannizzaro lamentava «un atto autoritario da parte dello Stato, visto che con una passeggiata in uniforme le ronde non c’e ntrano», arrivando anche a chiamare i carabinieri. Alla fine, dopo un’ora di tira e molla, gli attivisti dell’Msi hanno mostrato i documenti e la polizia ha rinunciato a portarli in questura.
La conferenza convocata dalla Cannizzaro, moglie del fondatore del partito Gaetano Saya (sotto inchiesta a Genova con l’accusa di voler costituire un servizio segreto parallelo), serviva a presentare le nuove divise dell’Msi. Dalle giubbe, dopo le polemiche dello scorso giugno, è stato fatto sparire lo stemma nazista del “sole nero”, rimpiazzato da tricolore, simbolo del partito e logo “spqr”. Altro annuncio fatto è la volontà del nuovo Msi «di fare una manifestazione a Milano» e di «correre al fianco del Pdl alle prossime elezioni regionali». Sempre a Milano, il nuovo Msi dice di volere fare ronde “regolari”, con l’iscrizione dei membri alle liste in Prefettura. «Non lo faremo come partito ma come Guardia Nazionale, molti sindaci ci hanno già chiamati — dice Cannizzaro — non useremo le divise, ma le pettorine previste dal pacchetto sicurezza».
Quanto al programma politico, la presidentessa spiega: «Gli immigrati, anche regolari, devono tornare a casa. E gli ebrei, se sono qui per comandare, vadano in Israele». Sulle ragioni che avrebbero indotto la polizia a intervenire, poi, ha una sua teoria: «È spionaggio politico, li manda Maroni — dice — altro che fascisti, il colpo di Stato lo sta facendo la Lega». E sarebbe proprio l’odio verso i leghisti a spingere i neo-missini in