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Originally posted by iosephus@Dec 17 2005, 12:58 AM
Ma secondo Apel, in accordo con Heidegger e Wittgenstein , nel 900 c'è stata quella che oggi viene comunemente chiamata "la svolta linguistica" della filosofia.
Un aspetto essenziale di questa svolta è il superamento del paradigma "mentalistico" che ha caratterizzato la modernità da Cartesio a Husserl e la conseguente dissoluzione del solipsismo metodico della gnoseologia moderna.
È secondo questa prospettiva che Apel, da una parte, coniuga l'argomento wittgensteiniano contro la possibilità di un linguaggio (essenzialmente) privato con le analisi heideggeriane del Dasein come Mitsein e, dall'altra, cerca di mostrare come il passaggio heideggeriano dalla fenomenologia husserliana orientata in senso eidetico-visivo ad una ermeneutica dell'In-der- Welt-sein già da sempre linguisticamente interpretato abbia il suo correlato nella caratterizzazione wittgensteiniana dei giochi linguistici "come unità di uso linguistico, prassi del comportamento e apertura della situazione, cioè come forme di vita".
Ma la convergenza tra Heidegger e Wittgenstein va anche più nel profondo: alla Destruktion heideggeriana della ontologia della semplice-presenza è fatta corrispondere la critica di Wittgenstein orientata in senso pragmatico alla assolutizzazione tradizionale della funzione denominativa del linguaggio, ossia a quella che si potrebbe chiamare semantica della semplice-presenza.
scusami, pensavo che l'arcaicità di quello che ho esposto fosse palesata dalla logica sillogistica su cui è costruita :)